Album: Canti, Racconti e Battaglie (2013)
Genre: Prog Rock (Folk/Symphonic Prog) / Italy
Molte band orgogliose della propria autonomia artistica sicuramente legittima non amano molto essere “etichettate” come influenzate da mostri sacri del passato o del presente. E' chiaro che il paragonare la proposta musicale di un nuovo gruppo a qualcosa di più conosciuto è da considerarsi un artificio per permettere al lettore di avere una idea più precisa di quanto andrà ad ascoltare e non necessariamente per tacciare di scarsa originalità le nuove leve. Tutta questa precisazione per presentare la band friulana che dopo una dozzina di anni come “The rebus” (due album autoprodotti ed un live in bacheca), decide di cambiare il nome nel nuovo, e certamente più “progressivo”, “Il Fauno di Marmo” (dal libro omonimo di Nathaniel Hawthorne). “Canti, racconti e battaglie” è un album orgogliosamente anni ‘70, con strumentazione adeguata (organo, Mellotron, Moog...), sonorità robuste e voce “importante” (il bravo Luca Sterle) che nel panorama “prog” odierno fa la sua bella figura. Ed anche le liriche (in italiano ovviamente...) non lasciano indifferenti: la denuncia sugli abusi inferti agli animali del circo; la vendetta di un “buffone ranocchio” di corte nei confronti del re che lo ha sempre deriso; il dramma della droga e dell'alcool ma l'invito a “Non mollare mai” (come da brano omonimo); il ricordo della battaglia di Kosovo-Polje tra serbi ed ottomani o, ancora, il dramma umano di Dorian Gray. Ma procediamo con un po' di ordine analizzando brevemente qualche brano: “Benvenuti al circo” è un classico hard rock debitore della lezione dei primi Uriah Heep (“Look at yourself”) filtrata con la tradizione melodica italiana. “Madre natura” sposa l'irruenza del Biglietto per l'Inferno con quella dei Jethro Tull (notevole l'uso del flauto da parte del vocalist Sterle). “Hop frog” è anch'esso imbevuto di sonorità seventies (Osanna? Corte dei Miracoli? Ancora il Biglietto...?) con flauto, chitarra tagliente e organo Hammond. E che dire delle “svisate” di Hammond offerte a profusione in “Non mollare mai”? Un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo... In un siffatto contesto non poteva mancare la cover “storica”. La scelta è caduta su “Un villaggio, un'illusione” di Quella Vecchia Locanda. Inutile dire che la “vocazione” vintage de “Il fauno...” è perfetta per questa rivisitazione così importante. La chiusura con “Dorian Gray” non può che confermare quanto detto in precedenza: viscerali riff di chitarra e tastiere retro per una band che si diverte e diverte sempre più anche l'ascoltatore. “Il Fauno di Marmo”: un “anacronismo vivente” ma che siamo felici di avere apprezzato e che speriamo di contribuire a fare conoscere ancora di più. Recensione di "Valentino Butti" (www.arlequins.it).
RATING: 8.25 / 10
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Genre: Prog Rock (Folk/Symphonic Prog) / Italy
Molte band orgogliose della propria autonomia artistica sicuramente legittima non amano molto essere “etichettate” come influenzate da mostri sacri del passato o del presente. E' chiaro che il paragonare la proposta musicale di un nuovo gruppo a qualcosa di più conosciuto è da considerarsi un artificio per permettere al lettore di avere una idea più precisa di quanto andrà ad ascoltare e non necessariamente per tacciare di scarsa originalità le nuove leve. Tutta questa precisazione per presentare la band friulana che dopo una dozzina di anni come “The rebus” (due album autoprodotti ed un live in bacheca), decide di cambiare il nome nel nuovo, e certamente più “progressivo”, “Il Fauno di Marmo” (dal libro omonimo di Nathaniel Hawthorne). “Canti, racconti e battaglie” è un album orgogliosamente anni ‘70, con strumentazione adeguata (organo, Mellotron, Moog...), sonorità robuste e voce “importante” (il bravo Luca Sterle) che nel panorama “prog” odierno fa la sua bella figura. Ed anche le liriche (in italiano ovviamente...) non lasciano indifferenti: la denuncia sugli abusi inferti agli animali del circo; la vendetta di un “buffone ranocchio” di corte nei confronti del re che lo ha sempre deriso; il dramma della droga e dell'alcool ma l'invito a “Non mollare mai” (come da brano omonimo); il ricordo della battaglia di Kosovo-Polje tra serbi ed ottomani o, ancora, il dramma umano di Dorian Gray. Ma procediamo con un po' di ordine analizzando brevemente qualche brano: “Benvenuti al circo” è un classico hard rock debitore della lezione dei primi Uriah Heep (“Look at yourself”) filtrata con la tradizione melodica italiana. “Madre natura” sposa l'irruenza del Biglietto per l'Inferno con quella dei Jethro Tull (notevole l'uso del flauto da parte del vocalist Sterle). “Hop frog” è anch'esso imbevuto di sonorità seventies (Osanna? Corte dei Miracoli? Ancora il Biglietto...?) con flauto, chitarra tagliente e organo Hammond. E che dire delle “svisate” di Hammond offerte a profusione in “Non mollare mai”? Un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo... In un siffatto contesto non poteva mancare la cover “storica”. La scelta è caduta su “Un villaggio, un'illusione” di Quella Vecchia Locanda. Inutile dire che la “vocazione” vintage de “Il fauno...” è perfetta per questa rivisitazione così importante. La chiusura con “Dorian Gray” non può che confermare quanto detto in precedenza: viscerali riff di chitarra e tastiere retro per una band che si diverte e diverte sempre più anche l'ascoltatore. “Il Fauno di Marmo”: un “anacronismo vivente” ma che siamo felici di avere apprezzato e che speriamo di contribuire a fare conoscere ancora di più. Recensione di "Valentino Butti" (www.arlequins.it).
RATING: 8.25 / 10
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Um comentário :
mi amigo, feliz me siento, un italiano más para la colección, muchas gracias.
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