sexta-feira, 16 de maio de 2014

IMPORTANT NOTICE


Caros Amigos infelizmente terei que ausentar-me por um tempo, por isso estou dando uma Pausa com o Blog..... Obrigado a todos, Abraços !!!!

Danilo
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*. Locust .* (Reissue)

Album: The Shadow (1981)(Reissue 2004)
Genre: Soft Prog Rock (Psych-Pop/Rock)  /  Korea

Songs / Tracks Listing
01. I told you
02. Baby
03. I hate the moon
04. The wind
05. The shadow
06. At night
07. Like today, a strange day
08. Footprints of love

RATING:  7 / 10

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*. Artsruni .* (Re-Post)

Album: Komitas. Ten Revelations (2002)
Genre: Prog Folk (Acoustic Folk)  /  Armenia

BIO: Vahan Artsruni first came to attention in 1984 in the band the “Apostles” of a legendary Armenian minstrel and rock musician Arthour Meschian, featuring on guitar. Work with Meschian took shape for his taste and style, which he developed in the direction of various forms of art rock. Before switching to rock, he graduated the Yerevan  State Medical Institute and got the Master's Degree. However, the heir of Armenian kings, composers, state university founders, and medical professors, Vahan preferred to continue his being in music and entered Yerevan State Conservatory majoring in vocal with Gohar Gasparian. Subsequently, he was soloing with "Narek" Male Choir from 1989 to 1994 and in 1993-1994 at the State Academic Cappella of Armenia and "Haysmavourk" Medieval Choir. In 1995-1996 as Artistic Director he organized four student music festivals. At that he was performing music in more sympho-rock oriented style. Upon return from Army in 1997, having collected huge material, he made concerts with Armenian National Symphonyc Orchestra representing his instrumental cycle "Ethnophonica", a suite, at Aram Khachaturian Concert Hall. In 1999 he presented a chamber cycle "Komitas. Ten Revelations" based on poetry of great Armenian composer and ethnomusicologist Vardapet Komitas, music by Vahan Artsruni.That was first introduced in France in 2000 in the concert tour of Anna Mayilyan, a prominent Armenian soprano. Last two years were very prolific for Vahan. He made numerous concerts participating in various projects. Artsruni Orchestra plays his chamber music. Together with narrator Marina Artsruni and duduk player Gevork Dabaghyan they present the poetry of Paruyr Sevak. ARTSRUNI band, his pet progressive music project, made 18 sold out concerts in 2000-2001. What they play is just another lost universe of music. Ancient Armenian melodies that remember 1700 years of strong faith and fight, fresh touch of flute, elegant guitars, solid bass and drums create music that advances in the development of modern progressive rock and greatly impress those around with class, passion and intellect. (http://www.naregatsi.org)

Songs / Tracks Listing
01. I Am (4:16)
02. Wish (3:25)
03. Path (4:24)
04. Illusion (3:47)
05. Lovebreeze (3:47)
06. Cypresses and Cedars (4:04)
07. Autumn Night (3:08)
08. The Pavement And The Path (2:54)
09. Sweet Spring (4:54)
10. As a Fortune (4:16)

Line-up / Musicians
Vahan Artsruni - Vocal, Guitar
Anna Mailian - Vocal
Naira Abrahamyan - Vocal
Arman Manoukyan - Flute
Meruzhan Ter-Minasyan - French horn
Gevorg Dabaghyan - Duduk
Samvel Abrahamyan - Oboe
David Haroutyyunyan - Bass guitar
Levon Hakhverdyan - Percussions
Marina Kotelevskaya - Violin
Gayane Grigoryan - Violin
Elen Haroutyunyan - Violin
Nara Shahbazyan - Cello

RATING:  7.75 / 10

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quinta-feira, 15 de maio de 2014

*. Den Fule .*

Album: Lugumleik (1993)
Genre: Prog Folk (Nordic Folk/Jazz/World Music)  /  Sweden

Songs / Tracks Listing
01. Tuss Ola
02. Nordafjells
03. Pål Karls Vals
04. Raddaschottis
05. Lugumleik
06. Dickpolskan
07. Långdans
08. Vallåt
09. Tre Strömmingar
10. Slängpolska
11. Köpmanpolskan
12. Modus Mats
13. Psalm
14. Nordic Wolf

Line-up / Musicians
Ellika Frisell / violin
Jonas Simonson / flutes, bass, saxophone
Sten Källman / saxophones, percussion
Henrik Cederblom / guitars, percussion
Stefan Bergman / bass
Christian Jormin / drums and percussion
Guests:
Henrik Wallgren / vocals on track 2
Ingrid Brännströmm / vocals on track 8

RATING:  7.5 / 10

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*. Sango .*

Album: Sango 2 (1983)
Genre: Prog Rock (Vocal Jazz/Pop/Rock/Soul)  /  Germany

Songs / Tracks Listing
01. Jealousy
02. On The Way To Spain
03. Tropical Down
04. Snails
05. Bon Voyage
06. Death In The Wood
07. Cafe Musique
08. Me, Mrs. G And Others
09. St. Jean Ottilie
10. Down And Out

Line-up / Musicians
Susanne Vogt / Vocals, Acoustic Guitar
Rainer Worm / Bass, Vocals
Harald Wehnhardt / Electric & Acoustic Guitar
Rolf Dressler / Keyboards, Producer
Werner Fromm / Drums
Manfred Grietens / Percussions

RATING:  6.75 / 10

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*. Agorà .*

Album: Ichinen (2014)
Genre: Prog Rock (Jazz Rock/Fusion/Folk/Canterbury)  /  Italy

Senza paura di essere smentiti possiamo ufficialmente dichiarare aperta una nuova stagione del progressive rock italiano. Una stagione eclettica, viva e particolarmente convincente che continua a proporre sempre nuovi progetti e a far rifiorire alcuni marchi storici della scena progressiva degli anni settanta. A questa seconda categoria possiamo ascrivere anche i marchigiani Agorà, storica formazione dell’epoca d’oro del progressive italiano nota alle cronache musicali soprattutto per l’ottimo album d’esordio, “Live in Montreux”, pubblicato dalla Atlantic nel lontano 1975. Legati da sempre alle calde atmosfere mediterranee e ad una struttura musicale jazz-rock, gli Agorà si riformano nel 2000 grazie a quattro membri storici: Renato Gasparini (chitarre, voce), Ovidio Urbani (sax soprano), Mauro Mencaroni (batteria) e Lucio Cesari (basso acustico). L’idea iniziale è quella di far rivivere il progetto in chiave prevalentemente acustica, operazione che necessita quindi degli innesti di: Maurizio Mercuri (chitarre), Giovanni Ceccarelli (piano), Alessandra Pacheco (voce) e Karl Potter (percussioni). Con l’arrivo del 2012 la band arruola anche: Gabriele Possenti (chitarre), Gianni Pieri (violoncello) e Massimo Manzi (batteria). Le diverse fasi di registrazione di Ichinen (iniziate nel giugno del 2003 e terminate nel maggio del 2013) hanno coinvolto un po’ tutti i musicisti che in questi ultimi anni hanno gravitato nell’orbita nel progetto Agorà, favorendone di fatto l’allargamento dello spettro sonoro a temi etnici e soluzioni meditative. L’opera, infatti,  si  ispira ai principi buddisti di Nichiren Daishoni, dai quali coglie la fiducia nella “rivoluzione umana” individuale, per creare valore nel rispetto della sacralità della vita e dell’ambiente. Il lavoro è una sorta di rilettura acustica di brani storici e di registrazioni del 1978 rimaste inedite con l’aggiunta di nuove composizioni. L’album inizia con la rilettura di Serra San Quirico, brano già presente sul disco d’esordio. Il pezzo è dedicato alla località della provincia di Ancona nel cui centro storico si trova la chiesa sconsacrata che negli anni settanta fu punto di ritrovo per molti giovani musicisti marchigiani. Le chitarre acustiche di Gasparini e Possenti avviano arpeggi delicati sui quali si inseriscono dapprima il violoncello di Pieri e in seguito il rotondo basso acustico di Cesari. L’assenza della batteria differenzia questa nuova rilettura dalla versione originale, affidandosi alle sonorità morbide, calde e acustiche di basso e chitarre, vivacizzate dalle squillanti incursioni del sax di Urbani. Sulla stessa linea si muove anche Ichinen, che però si arricchisce dei contributi vocali della Pacheco e di Gasparini, nonché dell’accattivante apporto ritmico delle percussioni di Potter e della batteria di Mencaroni. La natura melodica del brano rispolvera le tipiche atmosfere mediterranee degli Agorà, qui ulteriormente accentuate dell’“anima latina” di Potter e dai ricercati arpeggi della chitarra. A rivendicare le origini jazz-rock dello storico marchio ci pensano Ceccarelli al piano e Urbani all’immancabile sax. A seguire Sensei, che della terna iniziale è il brano più malinconico e accostabile (per certi versi) all’estetica del fado o, più in generale, alla musica popolare dei paesi mediterranei. A farla da padrone l’ottimo sax di Urbani e il piano di Ceccarelli, che emergono alleggerendo le malinconiche note di chitarra e basso. I vocalizzi della Pacheco suonano come uno strumento aggiunto che impreziosisce i passaggi più intensi. Con Work in progress va in scena un raffinato duetto chitarristico tra Gasparini e Possenti. La bellezza malinconica e nitida dei suoni acustici è solo in parte ravvivata da alcune variazioni ritmiche e da passaggi più agili e virtuosi che tuttavia non riescono a scrollarsi di dosso  la dolenza  tipica di certo flamenco. Star strings si lascia condurre dalle percussioni di Potter su temi etnici e cadenzati che rievocano gli Aktuala di “Tappeto Volante”, mentre il sax soprano di Urbani di addentra negli stessi territori jazz-rock dei primissimi Area. Anche qui le voci fungono da ulteriore decoro ad un affresco sonoro dai toni caldi e melodici. Istante per istante, come Work in progress, è un finissimo duetto tra le chitarre di Gasparini e Mercuri. Qui però è la vivacità a regnare sovrana. Ricchi e veloci passaggi si rincorrono e si intrecciano in soluzioni che dal jazz passano al folk (e viceversa) con estrema naturalezza. Tabla, chitarra e voci fanno di Tre Maggio l’episodio più etnico di Ichinen, conteso tra le tipiche strutture raga indiane e l’inclinazione jazz del piano di Ceccarelli; inclinazione che si fa ancor più evidente in Oceano, brano che demarca la sottile linea di confine tra gli Agorà e i Perigeo. Possenti  è l’autore e l’esecutore di Wood of guitar, piccola gemma classica che presenta la stessa cura e grazia di “Mood for a day” di Howe. Segue Progressive suite, esplicita sin dal titolo e senza dubbio la più legata alla fusion anni ’70 di cui proprio gli Agorà sono stati tra i maggiori esponenti della scena italiana. Il Fender Rhodes, i vocalizzi e la ritmica in Costa dell’est dirottano inizialmente verso insoliti (per la band) territori zeuhl, salvo poi virare a favore di un più canonico jazz-rock che presenta numerose affinità con il sound storico degli Arti & Mestieri e con la scena di Canterbury. Davvero interessante! Chiude l’album un medley di brani tratti dal secondo album della band, “Agorà 2”, che include Piramide di domani / Cavalcata solare (theme). Anche in questo caso è la morbidezza del suono a colpire fin dal primo ascolto. Il sax di Urbani e il violoncello di Pieri si rincorrono, mentre le chitarre di Gasparini e Possenti creano la struttura portante con la complicità del basso di Cesari. Un splendido congedo acustico che riesce a fare a meno di batteria e piano. Anche se le composizioni abbracciano un arco temporale ampio, Ichinen ha il pregio di risultare un lavoro omogeneo, maturo ed elegante, confezionato da musicisti davvero in splendida forma. Recensione di "HamelinProg" (www.hamelinprog.com)

RATING:  ????????????????

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*. The Blue Angel Lounge .*

Album: A Sea of Trees (2014)
Genre: Psychedelic Rock (Neo Psych/Shoegaze/Dark)  /  Germany

Once Winter sets in and Nils Ottensmeyer’s distinct vocals join in, it’s no wonder Germany’s The Blue Angel Lounge took their name from a NYC club that gave Nico some of her first live performances. Add in a little whiff of Ian Curtis and it’s crystal clear The Blue Angel Lounge are going to offer up something dark, moody and not without a little drama. A Sea of Trees crosses a few lines, dipping into a wider range of influences, if not genres, than most psych leaning bands for a chic, noirish vibe that may not be everyone’s cup of absinthe, but is always intriguing, and at times compelling. Their post-punk and new wave inclinations will undoubtedly appeal to the Interpol crowd, though they add more to the mix making A Sea of Trees far more interesting, harder to nail down and ultimately more substantial. Ingredients outside of the vocals such as the harmonium, a cavernous production and a hazy psych wobble and cadence all gel into a unique sound, as disjointed as it all may seem up front. Repeated listenings solidify their sound as much as reveal how deeply romantic, and melancholic, A Sea of Trees is. The Blue Angel Lounge is thoroughly committed to their persona as well as experimenting with how they mix their influences without losing what makes it an oddly accessible album and a darkly poppy one underneath the smoke. In fact, it’s not hard to imagine them in that same lounge under a pall of nicotine haze, heartbreak and longing. Their fidelity to everything that goes into A Sea of Trees quickly overshadows, and overtakes, what could easily come off as overly serious poetic posturing. Escapist? Absolutely. Isn’t that what everyone’s looking for? The Blue Angel Lounge simply chooses to focus on a character that doesn’t get what they’re looking for. Repeatedly. Sounds like the real world … just done in an otherworldly way, and even with the heightened sense of drama and mood, pretty intimate. Just like that lounge probably was. Review by "mr. atavist" (http://mratavist.com)

RATING:  ????????????????

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