quinta-feira, 15 de maio de 2014

*. Agorà .*

Album: Ichinen (2014)
Genre: Prog Rock (Jazz Rock/Fusion/Folk/Canterbury)  /  Italy

Senza paura di essere smentiti possiamo ufficialmente dichiarare aperta una nuova stagione del progressive rock italiano. Una stagione eclettica, viva e particolarmente convincente che continua a proporre sempre nuovi progetti e a far rifiorire alcuni marchi storici della scena progressiva degli anni settanta. A questa seconda categoria possiamo ascrivere anche i marchigiani Agorà, storica formazione dell’epoca d’oro del progressive italiano nota alle cronache musicali soprattutto per l’ottimo album d’esordio, “Live in Montreux”, pubblicato dalla Atlantic nel lontano 1975. Legati da sempre alle calde atmosfere mediterranee e ad una struttura musicale jazz-rock, gli Agorà si riformano nel 2000 grazie a quattro membri storici: Renato Gasparini (chitarre, voce), Ovidio Urbani (sax soprano), Mauro Mencaroni (batteria) e Lucio Cesari (basso acustico). L’idea iniziale è quella di far rivivere il progetto in chiave prevalentemente acustica, operazione che necessita quindi degli innesti di: Maurizio Mercuri (chitarre), Giovanni Ceccarelli (piano), Alessandra Pacheco (voce) e Karl Potter (percussioni). Con l’arrivo del 2012 la band arruola anche: Gabriele Possenti (chitarre), Gianni Pieri (violoncello) e Massimo Manzi (batteria). Le diverse fasi di registrazione di Ichinen (iniziate nel giugno del 2003 e terminate nel maggio del 2013) hanno coinvolto un po’ tutti i musicisti che in questi ultimi anni hanno gravitato nell’orbita nel progetto Agorà, favorendone di fatto l’allargamento dello spettro sonoro a temi etnici e soluzioni meditative. L’opera, infatti,  si  ispira ai principi buddisti di Nichiren Daishoni, dai quali coglie la fiducia nella “rivoluzione umana” individuale, per creare valore nel rispetto della sacralità della vita e dell’ambiente. Il lavoro è una sorta di rilettura acustica di brani storici e di registrazioni del 1978 rimaste inedite con l’aggiunta di nuove composizioni. L’album inizia con la rilettura di Serra San Quirico, brano già presente sul disco d’esordio. Il pezzo è dedicato alla località della provincia di Ancona nel cui centro storico si trova la chiesa sconsacrata che negli anni settanta fu punto di ritrovo per molti giovani musicisti marchigiani. Le chitarre acustiche di Gasparini e Possenti avviano arpeggi delicati sui quali si inseriscono dapprima il violoncello di Pieri e in seguito il rotondo basso acustico di Cesari. L’assenza della batteria differenzia questa nuova rilettura dalla versione originale, affidandosi alle sonorità morbide, calde e acustiche di basso e chitarre, vivacizzate dalle squillanti incursioni del sax di Urbani. Sulla stessa linea si muove anche Ichinen, che però si arricchisce dei contributi vocali della Pacheco e di Gasparini, nonché dell’accattivante apporto ritmico delle percussioni di Potter e della batteria di Mencaroni. La natura melodica del brano rispolvera le tipiche atmosfere mediterranee degli Agorà, qui ulteriormente accentuate dell’“anima latina” di Potter e dai ricercati arpeggi della chitarra. A rivendicare le origini jazz-rock dello storico marchio ci pensano Ceccarelli al piano e Urbani all’immancabile sax. A seguire Sensei, che della terna iniziale è il brano più malinconico e accostabile (per certi versi) all’estetica del fado o, più in generale, alla musica popolare dei paesi mediterranei. A farla da padrone l’ottimo sax di Urbani e il piano di Ceccarelli, che emergono alleggerendo le malinconiche note di chitarra e basso. I vocalizzi della Pacheco suonano come uno strumento aggiunto che impreziosisce i passaggi più intensi. Con Work in progress va in scena un raffinato duetto chitarristico tra Gasparini e Possenti. La bellezza malinconica e nitida dei suoni acustici è solo in parte ravvivata da alcune variazioni ritmiche e da passaggi più agili e virtuosi che tuttavia non riescono a scrollarsi di dosso  la dolenza  tipica di certo flamenco. Star strings si lascia condurre dalle percussioni di Potter su temi etnici e cadenzati che rievocano gli Aktuala di “Tappeto Volante”, mentre il sax soprano di Urbani di addentra negli stessi territori jazz-rock dei primissimi Area. Anche qui le voci fungono da ulteriore decoro ad un affresco sonoro dai toni caldi e melodici. Istante per istante, come Work in progress, è un finissimo duetto tra le chitarre di Gasparini e Mercuri. Qui però è la vivacità a regnare sovrana. Ricchi e veloci passaggi si rincorrono e si intrecciano in soluzioni che dal jazz passano al folk (e viceversa) con estrema naturalezza. Tabla, chitarra e voci fanno di Tre Maggio l’episodio più etnico di Ichinen, conteso tra le tipiche strutture raga indiane e l’inclinazione jazz del piano di Ceccarelli; inclinazione che si fa ancor più evidente in Oceano, brano che demarca la sottile linea di confine tra gli Agorà e i Perigeo. Possenti  è l’autore e l’esecutore di Wood of guitar, piccola gemma classica che presenta la stessa cura e grazia di “Mood for a day” di Howe. Segue Progressive suite, esplicita sin dal titolo e senza dubbio la più legata alla fusion anni ’70 di cui proprio gli Agorà sono stati tra i maggiori esponenti della scena italiana. Il Fender Rhodes, i vocalizzi e la ritmica in Costa dell’est dirottano inizialmente verso insoliti (per la band) territori zeuhl, salvo poi virare a favore di un più canonico jazz-rock che presenta numerose affinità con il sound storico degli Arti & Mestieri e con la scena di Canterbury. Davvero interessante! Chiude l’album un medley di brani tratti dal secondo album della band, “Agorà 2”, che include Piramide di domani / Cavalcata solare (theme). Anche in questo caso è la morbidezza del suono a colpire fin dal primo ascolto. Il sax di Urbani e il violoncello di Pieri si rincorrono, mentre le chitarre di Gasparini e Possenti creano la struttura portante con la complicità del basso di Cesari. Un splendido congedo acustico che riesce a fare a meno di batteria e piano. Anche se le composizioni abbracciano un arco temporale ampio, Ichinen ha il pregio di risultare un lavoro omogeneo, maturo ed elegante, confezionato da musicisti davvero in splendida forma. Recensione di "HamelinProg" (www.hamelinprog.com)

RATING:  ????????????????

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Um comentário :

juan manuel muñoz disse...

muchas gracias, también me llevo éste. Salud

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